I quesiti referendari sui quali saremo chiamati ad esprimerci domenica 12 e lunedì 13 giugno investono aspetti di grande impatto e rilevanza sociale e politica.
Temi importanti quali i rischi per la sicurezza, la giustizia o la gestione e la fornitura di servizi e beni di primaria necessità sono stati al centro di dibattiti, polemiche ma comunque sono stati portati all’attenzione dell’opinione pubblica che ora avrà la possibilità di esprimersi con un voto.
Se rispetto ai referendum sul nucleare e sul legittimo impedimento il sindacato del pubblico impiego non ha titolo ad intervenire, in quanto sono temi di carattere generale che attengono alla coscienza e sensibilità o alle intime convinzioni di ciascun cittadino, sui due referendum che chiedono di pronunciarsi sull’abrogazione delle norme che favoriscono l’ingresso dei privati nella gestione e fornitura dei servizi e beni pubblici, riteniamo di poter e dover esprimere alcune considerazioni.
La UIL PA ha sempre denunciato la politica di privatizzazione ed esternalizzazione di interi settori e funzioni pubbliche che ha condotto, nel corso degli ultimi due decenni, ad una sistematica destrutturazione e depotenziamento della pubblica amministrazione.
Il fallimento di queste politiche, “bipartisan”, è certificato dalle statistiche e dalle continue prese di posizione di organismi di controllo, prima fra tutte la Corte dei Conti, che ha continuato a denunciare l’aumento esponenziale dei costi dei servizi per effetto dell’affidamento ai privati, le infiltrazioni della criminalità, il danno irreparabile dovuto alla corruzione dilagante.
Tutto questo mentre la pubblica amministrazione ed i lavoratori pubblici vengono additati come i responsabili delle inefficienze e del malfunzionamento dei servizi pubblici e puniti con tagli indiscriminati, riduzione di organici, blocchi stipendiali.
Noi siamo ora più che mai convinti che occorre impedire la svendita ai privati dei beni e servizi pubblici e riaffermare la centralità della pubblica amministrazione come unica vera garanzia di equità sociale e universalità nella fornitura dei servizi pubblici.
Dobbiamo sconfiggere l’idea, falsa ed interessata, che il privato è sinonimo di efficienza, economicità, convenienza. E per sconfiggere questa ideologia dobbiamo rilanciare l’azione pubblica, investire nei servizi e nelle strutture amministrative, combattere gli sprechi e le inefficienze, valorizzare le professionalità interne e difendere la dignità del lavoro pubblico.
I segnali in questa direzione debbono arrivare anche dalla politica che deve fare un passo indietro ed uscire dalla gestione amministrativa, ritornando alla sua funzione originaria di indirizzo. Una politica che deve ridurre drasticamente il proprio peso, i propri numeri, i costi insopportabili ed ingiustificati di interi apparati fatti di segreterie, consulenze, collaborazioni, commissioni, consigli di amministrazione ecc..
I segnali debbono venire da una riforma della dirigenza tecnica ed amministrativa, troppo spesso distratta dalla necessità di ingraziarsi il politico di turno per provvedere con continuità e professionalità alle proprie funzioni gestionali. I dirigenti debbono tornare ad essere funzionari pubblici, reclutati secondo le regole costituzionali, che rispondono prima di tutto alla legge.
Ci auguriamo dunque che i cittadini chiamati a pronunciarsi su questo tema diano un segnale chiaro alla politica, per evitare che beni e servizi pubblici cadano nelle mani di monopoli privati, molto interessati ai profitti e poco alla funzione di garanzia di universalità ed equità sociale nella erogazione di servizi di prima necessità.
Informativa referendaria di fonte