venerdì 13 dicembre 2013

Sul blocco dei contratti e degli stipendi dei dipendenti pubblici il tribunale di Roma da ragione alla FLP e solleva la questione di costituzionalità

Pubblichiamo articolo apparso sul sito FLP Federazione Lavoratori Pubblici e Funzioni Pubbliche.
 
È il risultato dell’iniziativa “Un euro per la giustizia”. Secondo il Giudice sono stati violati ben sei articoli della Costituzione e la crisi internazionale non può essere pagata solo dai dipendenti pubblici.

Il Tribunale di Roma, sezione controversie del lavoro, con un’ordinanza emessa il 27 novembre 2013 ha accolto il ricorso presentato nel 2012 dalla FLP, da FIALP e da circa 3.200 lavoratori pubblici – costituitisi in giudizio “ad adiuvandum” - assistiti e rappresentati dagli Avvocati Lioi, Mirenghi e Viti, e ha dichiarato rilevante e non infondata l’eccezione di incostituzionalità sollevata sul blocco dei contratti e degli stipendi dei dipendenti pubblici, contenuti nel DL 78/2010 e nel DL 98/2011 per contrasto con gli artt. 2, 3, 35, 36, 39 e 53 della Costituzione, rimettendo gli atti alla Corte Costituzionale che ora dovrà pronunciarsi in merito.
L’ordinanza del giudice Ileana Fedele è la prova che è possibile non subire passivamente le ingiustizie se ci si affida a sindacati che lottano per davvero per riaffermare i diritti dei lavoratori.
Siamo partiti, da soli, due anni fa con l’iniziativa “Un euro per la giustizia”, abbiamo chiesto ai lavoratori di affiancarci per fare dichiarare incostituzionale il blocco dei contratti e degli stipendi, abbiamo spiegato che la crisi internazionale non dipendeva certo dai dipendenti pubblici e quindi questi non potevano essere gli unici chiamati a pagare. Ed è esattamente ciò che il Tribunale di Roma ha riconosciuto.
In questa amara vicenda alcuni sindacati si sono limitati prima a fare i “bollettini di guerra”, annunciando ogni giorno quanti soldi perdevano i lavoratori pubblici per effetto del blocco dei contratti; poi a chiedere a governo e Parlamento che si aprissero i contratti solo per la parte normativa, senza aumenti stipendiali. Altri sindacati annunciano solo ora, dopo tre anni di blocco dei contratti di voler presentare i ricorsi per incostituzionalità delle norme. E nessuno di loro, né confederali né autonomi o di base, ha mai messo in mora il Governo presentando la piattaforme contrattuali.
La FLP invece ha agito su tutti i fronti: abbiamo preparato i ricorsi due anni fa, li abbiamo depositati e nel frattempo abbiamo anche presentato all’ARAN e al Governo le piattaforme contrattuali e dichiarato, in audizione alle Camere, che contratti senza aumenti stipendiali non ci bastavano. I fatti ci dicono che la strada seguita era quella giusta!!
Ma esaminiamo nel dettaglio cosa ha scritto nell’Ordinanza il Giudice di Roma che ha rimesso gli atti alla Corte Costituzionale, perché gli argomenti usati sono di un’importanza fondamentale nel riconoscimento dei diritti dei lavoratori pubblici:
Violazione degli articoli 35, 36 e 39 della Costituzione: non si può sospendere il diritto alla contrattazione solo perché il datore di lavoro è lo Stato in quanto gli incrementi retributivi derivanti dai contratti sono il parametro di riferimento per determinare la giusta retribuzione in base all’articolo 36 della Costituzione e quindi, con il blocco di contratti e stipendi, vi è il dubbio che sia stato violato il principio di proporzionalità e sufficienza della retribuzione. Un contratto solo normativo, attivato per il biennio 2013-2014 e senza recupero per il triennio 2010-2012, non sanerebbe questa violazione. In breve, il Tribunale di Roma è dell’idea che i contratti vanno rinnovati con i giusti e sacrosanti aumenti stipendiali!!