È il risultato dell’iniziativa “Un euro per la giustizia”. Secondo il Giudice sono stati violati ben sei articoli della Costituzione e la crisi internazionale non può essere pagata solo dai dipendenti pubblici.
Il
Tribunale di Roma, sezione controversie del lavoro, con un’ordinanza
emessa il 27 novembre 2013 ha accolto il ricorso presentato nel 2012
dalla FLP, da FIALP e da circa 3.200 lavoratori pubblici – costituitisi
in giudizio “ad adiuvandum” - assistiti e rappresentati dagli Avvocati
Lioi, Mirenghi e Viti, e ha
dichiarato rilevante e non infondata l’eccezione di incostituzionalità
sollevata sul blocco dei contratti e degli stipendi dei dipendenti
pubblici, contenuti nel DL 78/2010 e nel DL 98/2011 per contrasto con
gli artt. 2, 3, 35, 36, 39 e 53 della Costituzione, rimettendo gli atti
alla Corte Costituzionale che ora dovrà pronunciarsi in merito.
L’ordinanza
del giudice Ileana Fedele è la prova che è possibile non subire
passivamente le ingiustizie se ci si affida a sindacati che lottano per
davvero per riaffermare i diritti dei lavoratori.
Siamo
partiti, da soli, due anni fa con l’iniziativa “Un euro per la
giustizia”, abbiamo chiesto ai lavoratori di affiancarci per fare
dichiarare incostituzionale il blocco dei contratti e degli stipendi,
abbiamo spiegato che la crisi internazionale non dipendeva certo dai
dipendenti pubblici e quindi questi non potevano essere gli unici
chiamati a pagare. Ed è esattamente ciò che il Tribunale di Roma ha
riconosciuto.
In
questa amara vicenda alcuni sindacati si sono limitati prima a fare i
“bollettini di guerra”, annunciando ogni giorno quanti soldi perdevano i
lavoratori pubblici per effetto del blocco dei contratti; poi a
chiedere a governo e Parlamento che si aprissero i contratti solo per la
parte normativa, senza aumenti stipendiali. Altri sindacati annunciano
solo ora, dopo tre anni di blocco dei contratti di voler presentare i
ricorsi per incostituzionalità delle norme. E
nessuno di loro, né confederali né autonomi o di base, ha mai messo in
mora il Governo presentando la piattaforme contrattuali.
La
FLP invece ha agito su tutti i fronti: abbiamo preparato i ricorsi due
anni fa, li abbiamo depositati e nel frattempo abbiamo anche presentato
all’ARAN e al Governo le piattaforme contrattuali e dichiarato, in
audizione alle Camere, che contratti senza aumenti stipendiali non ci
bastavano. I fatti ci dicono che la strada seguita era quella giusta!!
Ma
esaminiamo nel dettaglio cosa ha scritto nell’Ordinanza il Giudice di
Roma che ha rimesso gli atti alla Corte Costituzionale, perché gli
argomenti usati sono di un’importanza fondamentale nel riconoscimento
dei diritti dei lavoratori pubblici:
Violazione degli articoli 35, 36 e 39 della Costituzione:
non si può sospendere il diritto alla contrattazione solo perché il
datore di lavoro è lo Stato in quanto gli incrementi retributivi
derivanti dai contratti sono il parametro di riferimento per determinare
la giusta retribuzione in base all’articolo 36 della Costituzione e
quindi, con il blocco di contratti e stipendi, vi è il dubbio che sia
stato violato il principio di proporzionalità e sufficienza della
retribuzione. Un contratto solo normativo, attivato per il biennio
2013-2014 e senza recupero per il triennio 2010-2012, non sanerebbe
questa violazione. In breve, il Tribunale di Roma è dell’idea che i contratti vanno rinnovati con i giusti e sacrosanti aumenti stipendiali!!